Farina, farina e ancora farina… fin da bambino, ho sempre avuto la sensazione di esserne circondato. Forse perché non mi sono mai limitato a “fare il fornaio”: c’erano anche i libri, la poesia, l’immaginazione, che insieme alla farina hanno impastato la mia storia. Alcuni mi chiamano il poeta-pasticciere, altri notano i miei baffi “alla Dalì”. In realtà, tutto nasce dal desiderio di unire cuore, intelletto e mani in pasta, perché nella farina vedo un legame antico che può trasformarsi in infinite forme di arte e di sapore.

Mentre il paese dorme, mi piace conversare con le fiamme del forno e ascoltare il crepitio della crosta che si forma. Amo pensare che i miei taralli, biscotti, grissini e pani siano favole a chilometro zero: scarpette che evocano Cenerentola, “fiammiferi” che ricordano la Piccola Fiammiferaia, renardini che richiamano la volpe del Piccolo Principe. L’ispirazione arriva da Perrault, Rodari, i fratelli Grimm, Collodi, Basile, ma anche dai profumi autentici di questa terra: le mandorle del Gargano, l’olio da olive raccolte a mano, gli agrumi della costa, i grani antichi del Tavoliere. Ingredienti che rispetto attendendone i tempi naturali e collaborando con produttori che condividono i miei stessi sogni.

Capita spesso di ricordare le notti passate da bambino in quello che oggi è il laboratorio di Fulgaro Panificatori dal 1890. C’era “mammina”, la mia bisnonna, che mi permetteva di giocare con la farina e di rompere le uova, mentre mi raccontava storie che interrompeva sul più bello per chiedermi di prendere qualche ingrediente mancante. Quelle storie rivivono ancora oggi nei biscotti e nel pane che sforno quotidianamente. Ogni morso racchiude l’infanzia, la tradizione e il piacere di tramandare ricette antiche alle nuove generazioni. È così che immagino il futuro: un cammino dove l’odore del forno, la fantasia dei libri e la curiosità per la mia terra restano sempre protagonisti, invitando chiunque a ritrovare la magia nelle piccole cose.

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