Nascere a Orsara, su quelle dolci colline che guardano verso il Tavoliere sconfinato, mi ha insegnato la bellezza della lentezza e dell’autenticità. Da bambino, quando non ero impegnato a studiare, aiutavo la mia famiglia nella piccola foresteria annessa all’unica pompa di benzina del paese. Quello spazio rappresentava un ristoro per viaggiatori e lavoratori fuori sede, e per me si è trasformato nel primo luogo in cui ho capito quanto il cibo potesse accogliere e raccontare storie.
Negli anni ’70 ho deciso di volare oltre oceano, cercando una fortuna che pensavo di trovare solo nelle grandi città americane. A Boston, nel 1978, ho aperto il mio primo ristorante, portando con me i profumi e la cucina semplice che ho imparato da mia madre. Eppure, a metà degli anni ’80, ho avvertito un bisogno profondo di tornare alle origini: volevo riscoprire la vera ricchezza della terra, i ritmi lenti delle stagioni, le erbe spontanee, la ciclicità dell’orto e della vite. Da allora, ho lavorato per creare un nuovo modo di nutrire il mondo, incentrato su qualità, tracciabilità e autenticità.
Carlo Petrini di Slow Food mi definisce un “cuoco-contadino”, convinto che la mia terra meriti l’orgoglio che le spetta, mentre Oscar Farinetti di Eataly mi considera uno dei migliori ambasciatori dell’eccellenza pugliese. Credo davvero che il cibo sia un elemento di felicità, unendo tradizione mediterranea e ricerca costante: è così che produco sogni e realtà, nel segno del gusto.
L’azienda agricola, il ristorante, le sale ricevimenti, la cantina e la scuola di cucina sono i risultati più maturi di un percorso che non smette di evolversi. Provo ogni giorno a dar valore a ciò che conosco meglio: la mia terra, la mia storia e la ricchezza di un territorio ancora in gran parte da scoprire.